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03 febbraio 2016

Marzi, molto più che una graphic novel




Frigoriferi vuoti, un solo prodotto alla volta nei negozi, scioperi notturni, un unico punto vendita americano dove acquistare Barbie e oggetti occidentali. Pochissimi apparecchi televisivi, rarissimi cartoni animati, i veri giochi dei bambini degli anni ’80, Chernobyl e la paura del nucleare. La religione, il Papa, il legame con le tradizioni, Solidarność e un popolo che non si arrende.

Acquistare un libro. Leggerlo e ritrovare tra le sue pagine la propria infanzia. Questo è per me Marzi. I miei primi 5 anni, ricordi nitidi che ancora conservo, sono esattamente quelli raccontati da Marzena Sowa.

L’autrice polacca emigrata in Belgio ha trasformato la sua infanzia in un racconto nitido e concreto, e Sylvain Savoia, suo compagno, ha tradotto parole e pensieri in immagini. Il risultato sono i due volumi di Marzi, graphic novel che narra la realtà polacca prima della caduta del muro di Berlino.

Una lente d’ingrandimento su cosa vuol dire vivere in un paese comunista. Un evidenziatore che traccia un percorso lucido che non cade nell’ovvietà o in un giudizio totalmente negativo o positivo, ma lascia al lettore la possibilità di capire se era meglio il passato o il presente.

Un fumetto, considerato il Persepolis polacco, che è più di un libro di storia. Sfogliare gli anni del comunismo, sfogliare la storia, mettendo da parte ogni conoscenza enciclopedica e aprendosi solo alla lettura della realtà: questo era l’obiettivo di Marzena Sowa. Obiettivo perfettamente raggiunto.

Questo è Marzi. E questa era la Polonia.

Questo post è apparso per la prima volta su Radio Pereira.

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